1.L’INTERPRETAZIONE CRISTIANA DEI SALMI
E’ un testo dell’A.T. con una ricchezza spirituale che lo fa valere come un libro del N.T.. È la preghiera di Cristo e della Chiesa.
Il libro dei Salmi contiene una ricchezza teologica eccezionale e una bellezza, anche poetica, che non ha pari.
Trovando tante altre preghiere, moderne, recenti, ci si accorge di come stanchino presto: dopo che si sono ripetute due, tre, quattro volte, non se ne può più.
Questi sono testi per una vita e più si studiano, più piacciono e si gustano sempre meglio.
I’intento sarà quello di imparare a gustare sempre di più i salmi.
Immagino che molti di voi siano già abituati, almeno in parte, a pregare con i salmi; se non altro, nella liturgia; la liturgia della Parola prevede sempre il salmo. Non diamo gran peso al salmo responsoriale della Messa: è rarissimo sentire una predica sul salmo responsoriale.
Invece, a tutti gli effetti, è liturgia della Parola: è testo biblico che merita di essere ascoltato e commentato; diventa un’occasione per approfondire le altre letture, anzi è lo strumento ideale per assimilare il messaggio delle altre letture e trasformarlo in preghiera.
La preghiera delle lodi e dei vespri è sostanzialmente basata sui salmi. Fin dall’antichità la Chiesa ha proposto ai fedeli di pregare con i salmi.
Il libro che contiene i salmi si chiama Salterio; è un libro biblico: fa parte dell’A. T. nella raccolta dei “libri sapienziali”; è un testo che non viene letto direttamente, nella liturgia della parola – non avete mai sentito:” Dal libro dei salmi” -, ma vengono sempre attinti dei testi in aggiunta, o per la preghiera fondamentale della Chiesa, al mattino, alla sera; lungo la giornata. I monaci hanno sempre strutturato la propria preghiera utilizzando i salmi.
Quando, intorno al 1200, hanno inventato il rosario, hanno pensato di strutturarlo in 150 “Ave Maria...” perché i salmi sono 150, quindi il rosario è stato pensato come “Il Salterio degli analfabeti”. Chi non è in grado di leggere i salmi, al posto di ogni salmo, dica una “Ave Maria…”. Il modello, quindi, è il Salterio: la preghiera per eccellenza è il libro dei Salmi, che era utilizzato nella storia dell’antico popolo di Israele; è stato utilizzato da Gesù ed è stato adoperato dagli Apostoli e trasmesso alle nuove generazioni cristiane; con questo testo, abbiamo la possibilità di fare nostra la preghiera tradizionale della Chiesa e del popolo di Israele. È necessario, sempre di più, imparare a conoscere questi testi per poterli usare, veramente, come preghiera.
Ci sono delle difficoltà nei Salmi perché sono testi antichi e, in alcuni casi, contengono delle espressioni strane con immagini che non comprendiamo e forse con sfumature che, in qualche modo, non ci piacciono.
Partite però sempre da quest’idea: quando c’è qualcosa che non capite o che non vi piace, la colpa non è del testo, ma della vostra testa; siate umili, non rifiutate il testo biblico perché non vi piace, perché, ad esempio, vi sembra violento; non illudetevi di essere più buoni di Dio: non lo siete!
Se vi sembra che quel testo non vada bene è perché non l’avete capito, allora cercate di capirlo. La ricerca della comprensione del senso di un testo è preghiera, un’ottima strada di preghiera: cercare di capire il significato.
Se siete abituati, per esempio, a fare un po’ di meditazione sulle letture domenicali – e sarebbe una cosa ben fatta -, sulla domenica precedente perché avrete tutta la settimana per pensare alle letture che sono state proclamate domenica scorsa; se ritornate sulle letture, ritornate anche sul salmo e domandatevi: “Perché c’era questo salmo?”; potrebbe essere una bella abitudine portare nella preghiera della settimana il salmo responsoriale della domenica. A Messa senti proclamare un salmo, poi, o prendi il foglietto, o hai il messalino, o ti guardi il numero e te lo vai a cercare sulla Bibbia e, durante la settimana, ritorni su quel salmo, uno solo, e insisti, lo leggi e lo rileggi, tutti i giorni, cercando di comprenderlo, cercando di farlo diventare preghiera.
La strada migliore per comprendere i salmi è quella di applicarli a Cristo.
I salmi devono essere interpretati in modo cristologico.
I salmi sono profetici (partiamo da quest’idea di fondo); i salmi, tutti, parlano di Cristo. I salmi sono Parola di Cristo: parlano di lui ed è lui che parla.
Sono testi antichi che hanno avuto una loro storia, una loro vicenda però, proprio perché sono Parola di Dio ed hanno una ricchezza che è uno spessore teologico notevole, questi testi anticipano la mentalità di Gesù: annunciano quello che farà e dirà Gesù. Nei salmi si ritrova la mentalità stessa di Gesù.
In Colombia, avevo l’edizione del N.T. con il libro dei salmi; in fondo possiamo considerare i salmi parte del N.T.. e quindi parte della nostra vita.
Un altro particolare interessante: nel tempo di Pasqua non si legge mai l’A.T., né nella Messa, né nell’ufficio; sempre e solo Nuovo Testamento. E i salmi? In tutto il tempo di Pasqua il salmo responsoriale c’è, ma i salmi sono considerati, a tutti gli effetti, opera neotestamentaria: hanno la valenza di vangelo. È questo il lavoro che dobbiamo imparare a fare: non semplicemente vedere la poesia che poteva esserci in questi testi, ma riconoscere il messaggio cristologico.
Per sintetizzare il metodo di lettura, in generale, dobbiamo dire che i salmi hanno quattro significati, quindi dovrebbero essere letti in quattro modi diversi.
- Il primo modo e quello letterale: il senso storico della poesia, composta nella storia dell’antico popolo di Israele. Si dice che molti salmi siano di Davide, certamente non tutti, qualcuno sì, quindi risale al 1000 a.C.. Molti altri sono posteriori a Davide, altri sono tardivi. Quindi, in quella raccolta, ci sono testi nati nell’arco di 800 anni, con tante differenze, con situazioni, mentalità, tematiche diverse. La prima fase è una lettura letterale/storica del testo per capire che cosa dice, a che cosa fa riferimento, quali sono le immagini, i significati. E’ solo il primo punto di partenza preliminare.
- Il secondo passaggio è quello cristologico: i salmi parlano di Gesù, parlano del Messia quindi il secondo livello è quello dell’applicazione a Gesù. Si tratta di riconoscere i riferimenti a Gesù, l’applicazione a lui e, solo partendo da quest’applicazione a Gesù Cristo, possiamo andare avanti perché…
- Il terzo significato è quello ecclesiale: i salmi parlano della Chiesa, ma la chiesa è il corpo di Cristo, quindi, una volta che il salmo è applicato a Gesù, per estensione, lo applichiamo a tutti coloro che sono stati innestati in Gesù e fanno parte del suo “corpo mistico” che è la Chiesa; vale per lui, vale per tutti noi.
- Arriviamo finalmente al quarto modo che è quello personale: l’applicazione che riguarda me personalmente perché io faccio parte della Chiesa e, in quanto parte della Chiesa e membro del corpo di Cristo, quello che vale per lui, vale per me. Allora, quando recito un salmo, lo recito come parte della Chiesa, non come individuo isolato, ma come membro del corpo vivo di Cristo e impersono Cristo; quando leggo il testo e lo leggo con partecipazione personale intensa; non semplicemente perché lo leggo un po’ veloce e distrattamente, ma perché mi immedesimo nel testo, io sto parlando come Cristo: sto dando la voce a Cristo. Questo è un elemento importante! Ai preti, la Chiesa ha sempre chiesto anzitutto la preghiera del Salterio, come impegno giornaliero e fondamentale; non abbiamo l’obbligo di celebrare la Messa nei giorni feriali, ma abbiamo l’obbligo di recitare il breviario come un elemento fondamentale e indispensabile della nostra vita di consacrati. Perché questo? Perché è la preghiera di Cristo! Non è la mia preghiera personale, la mia devozione, ma è il mio partecipare alla preghiera di Cristo e della Chiesa, attraverso questo strumento fondamentale che è il Salterio.
È importante tenere presente che non è semplicemente un discorso teorico: è una realtà estremamente concreta e personale.
Una realtà molto importante è che il Libro del Salterio è stato organizzato e composto da una comunità credente. Questo è un elemento nuovo che è stato messo in evidenza solo recentemente, quindi, è un dato molto importante su cui desidero insistere particolarmente.
Il libro dei Salmi è pensato in modo organico ed intelligente; il Libro dei Salmi ha una sua logica ed una sua struttura, quindi sarebbe raccomandabile una lettura continuata del Salterio, cominciando dal primo salmo fino al 150 perché sono organizzati con un criterio ed è importante che siano in un certo ordine: un salmo, letto dopo l’altro, acquista significato (faremo la prova in alcuni casi). Avete presente il Sl. Dio mio, Dio mio, perché mi ha abbandonato? Qual è quello che viene dopo? Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. (Sl 21-22). Non è un caso! E il Sl.20, che viene prima, è il salmo della vittoria del Re messia. La vittoria del Re messia, il Re pastore, che non mi fa mancare nulla e, in mezzo, il lamento della morte di Cristo. Mica casuale! Ma per capire bene il Sl. 21, devo capire che viene dopo il 20 e prima del 22. È banale, ma tenendo conto di tutto, posso fare un percorso spirituale.
Chi ha messo insieme la raccolta dei salmi? Una comunità credente: un gruppo di persone impegnate e attive spiritualmente. Tecnicamente si chiamano kassidim. Forse ne avete sentito parlare, ma come pensatori moderni. Marthin Buber ha scritto un libro dei racconti dei kassidim perché è un termine tecnico dell’ebraismo per indicare i devoti, le persone pie, i fedeli. Il termine kassidim è un termine antico, biblico ed indica proprio i fedeli. Molti salmi parlano della grande assemblea o dell’assemblea dei fedeli.
L’assemblea dei fedeli e la congregazione di quelle persone; era un autentico ordine religioso. Si chiamavano anche anawim, i poveri del Signore. Era un gruppo di forte spiritualità, in un’epoca tardiva (3°/2° sec. a. C.), in un’epoca in cui a Gerusalemme le autorità, i potenti, quelli che avevano in mano il potere politico sociale, economico e religioso, stavano avvicinandosi, sempre di più, alla mentalità del mondo (greco): del mondo secolarizzato.
Questi kassidim, invece, si consideravano emarginati, e forse lo erano; si consideravano poveri di spirito, deboli (socialmente lo erano): non avevano un influsso sociale, politico ed economica, ma ritenevano di avere una grande forza: la presenza del Signore in mezzo a loro. Si tratta di un autentico movimento spirituale che ha composto il libro dei salmi come “manuale di formazione”: è un testo di “formazione della mentalità” per entrare nello spirito dei fedeli, per far parte dell’assemblea dei fedeli. Il latino traduce “assemblea dei fedeli” con “ecclesia santorum”. Volete far parte della Chiesa dei santi? Abbiate la mentalità delle costituzioni.
Il salterio è stato pensato da qualcuno, prima di Gesù, ed è stato accolto da Gesù e dai suoi discepoli, come “le costituzioni della Chiesa”: il documento costitutivo della mentalità di questa assemblea dei fedeli.
Gesù appartiene a questo gruppo dei assidi, ma già Maria e Giuseppe ne fanno parte, come Zaccaria ed Elisabetta, Simeone ed Anna, Giovanni Battista; sono persone che entrano in questa comunità e respirano questa mentalità.
Ora, una delle idee cardine di questo movimento è l’attesa del Messia; non c’è messianismo più forte, in tutti i libri dell’A.T., che nel salterio. I salmi sono i testi più messianici che ci siano perché sono proprio l’espressione di questa comunità che desiderava ardentemente la venuta del Messia. Erano loro che attendevano il Messia, ma lo attendevano come un povero.
Quindi (permettetemi la frase): il salterio è il testo di teologia del “povero cristo”; è proprio la formulazione teologica del povero cristo. E non lo sei anche tu un povero cristo?
E la Chiesa non è così? E Gesù di Nazareth non è così? Certo che è così! È un’espressione che noi mettiamo fra virgolette, ma guardate che è una bellissima espressione. A parte la commozione natalizia del Gesù povero, ricominciate a contemplarlo nella nascita, come un povero cristo. E poi nella morte! Di nuovo un povero Cristo!
La Chiesa, corpo di Cristo, può essere diversamente? Se non è così, non è il corpo di Cristo!
Io, personalmente, se non sono così, non appartengo alla Ecclesia santorum: non faccio parte di questo gruppo, di questo movimento; non sono inserito in questa persona.
Ci sono anche problemi di numero: i sl. hanno creato problemi anche per questo perché, nella numerazione del testo ebraico c’è differenza rispetto al testo greco perché il Sl. 9 è stato diviso, in ebraico, quindi la numerazione ebraica ha un numero in più, dal nove in poi; i primi otto salmi sono tutti uguali. Dal Sl.9 in poi, hanno due numeri. In genere, nelle Bibbie, trovate un numero fuori parentesi e un numero dentro la parentesi. Personalmente avrei scelto una delle due numerazioni perché è indifferente; sono convinto che sia più giusta quella greca che si adopera nel breviario e nella liturgia della Messa. Preferisco utilizzare quella greca che è quella più bassa, di solito fra parentesi, ma ogni edizione fa un po’ quello che vuole.
Avete visto come termina il sal. 41(40)? Sia benedetto il Signore, Dio di Israele, da sempre e per sempre. Amen, amen.
Cosa vuol dire? Vuol dire che finisce qualcosa: finiscono i salmi di Davide, infatti, il salmo successivo è intitolato: Al maestro del coro: Maskil. Dei figli di Core. Non è più di Davide: cambia.
I libri dei salmi sono cinque. Il salterio è fatto di cinque libri, come il Pentateuco, come la Torah. Chi ha messo insieme il salterio l’ha organizzato come “Il Pentateuco della preghiere”: sono cinque libri; di fatti ci sono cinque chiusure con l’Amen.
Il giudaismo ha voluto organizzare la collezione in un `pentateuco', segnato da dossologie finali (41,14; 72,19; 89,52; 106,48; 150,6):
I libro: Sal 1-41.
II libro: Sal 42-72.
III libro: Sal 73-89.
IV libro: Sal 90-106.
V libro: Sal 107-150.
Accanto al Pentateuco storico delle azioni salvifiche di Dio - la Torah - si giustapponeva il 'pentateuco' orante del Salterio, risposta benedicente e benedetta dell'uomo al Dio liberatore. Tuttavia la fenomenologia del Salterio è più complessa e suppone un ampio processo genetico e redazionale.
Nell'attuale redazione della collezione del Salterio riconosciamo:
Sal 1-41 salmi-io; salmi-Jhwh; salmi-Davide
Sal 42-49 salterio dei figli di Core
Sal 50; 73-83 salterio di Asaf
Sal 84-89 secondo salterio Jhwh
Sal 93; 96-100 salmi del regno di Jhwh
Sal 113-118 Hallel pasquale
Sal 135-136 Grande Hallel
Sal 146-150 Piccolo Hallel
Sal 120-134 salmi delle ascensioni
E' ormai tradizione identificare, all'interno della grande tavola a colori della preghiera salmica, alcune aree letterarie abbastanza circoscritte, alcune famiglie di preghiere. Si tratta dei famosi generi letterari, la cui migliore codificazione è dovuta all'esegeta tedesco H. Gunkel con la sua classica opera Die Psalmen (Gottinga 1926); distinguiamo:
- l'Inno che "risponde al bisogno più profondo e più nobile di ogni religione che è quello di adorare nella polvere chi è sopra di noi". Modellato sulle due radici fondamentali, Creazione e Rivelazione, l'inno presenta contenuti specifici come avviene ad esempio negli Inni di Sion che hanno al centro la città santa luogo della presenza di Dio (Sal 46; 48; 76; 84; 87; 122; etc.) o negli Inni a Jhwh, acclamazioni al Dio Re (Sal 93; 96; 97; 99; etc.);
- la Supplica che è perlopiù strutturata in dramma a 3 personaggi (Dio, l'orante, il nemico), in 3 atti distribuiti nel tempo (la felicità perduta del passato, il tragico presente, la speranza nel futuro) (Sal 6; 13; 35; 42; 90; etc.);
- la Fiducia che è momento di totale abbandono nel Dio in cui si crede, è "sperare contro ogni speranza" (Rm 4,18). (Sal 23; 71; 121;);
- il Ringraziamento, personale (Sal 30; 41; 116 etc.) o comunitario (Sal 124; 129; etc.) che in un clima di pace, gioia, speranza, rende lode a Dio per il suo intervento liberatorio;
- la Liturgia, contesto vitale in cui il salmo viene creato e poi ripresentato (Sal 120-134; etc:);
- la Sapienza, tematica di fondo di una serie di salmi quali 127, 133, etc.;
- i salmi storici e regali (Sal 2; 20; 114; 135; etc.).
I salmi sono soprattutto un'implicita riflessione sull'incontro con Dio; i due poli del dialogo, l'uomo e Dio, sono presentati nella loro relazione e anche in sé; tra i due emerge spesso il male-nemico che mette in crisi il rapporto tra i due; segni teologicamente più elevati di questa crisi sono il silenzio di Dio e il peccato dell'uomo.
Attorno al centro costituito da Dio e dall'uomo si articola tutta la realtà in una serie di cerchi concentrici:
- la città santa, che accoglie nel suo grembo la presenza di Dio nel Tempio, e del re, figlio di Davide e di Dio (Tempio=dimensione spaziale; Dinastia= dimensione temporale);
- il popolo eletto, scelto da Dio per realizzare il suo progetto di salvezza;
- la creazione segno della trascendente regalità di Dio.
Cfr. Prof. DOGLIO Don Claudio, pregare con i salmi
Cfr P. Danilo Scomparin, Corso sui salmi
La catechesi è stata tenuta da Padre Gianfranco Zintu dei Missionari della Consolata
nella parrocchia di Nostra Signora de La Salette il 28 febbraio alle ore 18,30.